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Aurei Longobardi

LA COLLEZIONE

La collezione, pazientemente raccolta dal veronese Alberto Bazzan, è stata acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone nel quadro del progetto di recupero e di valorizzazione del patrimonio artistico, storico e culturale del Friuli; è stata successivamente affidata in comodato alla Soprintendenza per i Beni A.A.A.A.S. del Friuli Venezia Giulia per essere esposta permanentemente nel Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli.

Esso consta di 34 monete d'oro longobarde, talune rarissime e persino non note alla bibliografia ufficiale ed è considerata, sia per numero che per importanza, la terza collezione al mondo di questo genere. La monetazione dell'oro longobarda I Longobardi giunsero in Italia conoscendo la moneta, ma privi dei presupposti per una reale cultura monetaria.
La moneta, preferibilmente il tremisse (un terzo del solido aureo), sia l'originale bizantina che quella di imitazione, non è mezzo per transazioni economiche ma simbolo di status, gioiello, amuleto. Come tale si carica, nelle imitazioni, di valenze simboliche, spesso stravolgendo le leggende e modificando i tipi (nella collezione ci sono 11 esemplari). Nello spazio longobardo circolano, in questa prima fase, sembra nel più completo disinteresse delle autorità occupanti, tremissi a nome di Giustiniano I e di Giustino II prodotti, più che dai Longobardi, per i Longobardi (vedi moneta n° 1).Solo con Agilulfo il re assume l'iniziativa ed il controllo della coniazione della moneta, accettando sul dritto il busto dell'imperatore Maurizio Tiberio (582-602) ed al rovescio la Vittoria con globo crucigero (vedi moneta n° 2). Poco più tardi, anche in Italia meridionale (Benevento?) iniziano coniazioni simili, a nome, però, di Eraclio (610-641) con sul rovescio la croce (vedi moneta n°3).
Per buona parte del VII secolo, a Nord ed a Sud, vengono battuti tremissi a nome degli imperatori che si succedono a Bisanzio. Nella seconda metà del secolo si registra però un sempre più netto rifiuto del nome dell'imperatore sulla moneta, che si evolve, lentamente, verso una formulazione "nazionale". Inizialmente nel Nord si riprendono, in monete a tondello largo ed a peso calante, leggenda e tipo dei tremissi a nome di Maurizio Tiberio, mentre nel Sud si hanno tipi globulari con leggenda completamente stravolta, sia al dritto che al rovescio. Nel Nord, con Perctarit, si ha poi il primo tentativo di porre il monogramma reale sulla moneta d'argento, ed il monetiere Marinus pone il proprio nome sulle monete auree (vedi moneta n° 12).

Tremisse n°12

Tremisse n°12: a nome dei Duchi (?) con il monetiere Marinus Il processo si conclude con la fine del VII secolo: Cunincpert conia tremissi del tipo con la Vittoria, con il proprio nome, come "Rex", sia al dritto che al rovescio. Successivamente attua una coraggiosa riforma monetaria. Viene proposta una moneta completamente nuova, di peso pieno e di oro puro, con il ritratto ed il nome del re al dritto, ed il tipo "nazionale" del S. Michele in abito militare al rovescio in precisa contrapposizione ai contemporanei tipi bizantini (vedi monete n° 14 e n° 15 ).

Tremisse n° 14

Tremisse n° 14: CunincpertQuesta tipologia continua ancora, nel Nord nella prima metà dell 'VIII secolo, ma con prodotti che diventano, però, sempre più trasandati, con peso e lega in continuo peggioramento. Sui tremissi di Liutprando compaiono lettere indicative delle zecche (nella collezione vi appaiono 8 esemplari -vedi monete dal n° 20 a n° 27).

Tremisse n° 20

Tremisse n° 20: LiutprandoSituazione, questa, nella quale va letta, forse Tremisse n° 20: Liutprando l'attivazione di una serie di zecche nella Tuscia che battono tremissi autonomi, con la croce a rovescio (vedi monete n° 5, n° 6 e n° 7) e con nuovi tipi di dritto con il monogramma della città oppure con una stella in circolo e leggenda, anch'essa circolare, con il nome della città, indicata come flavia. Si tratta del tipo detto "stellato" (vedi moneta n° 32),

Tremisse n° 32

Tremisse n° 32: Desiderioadottato infine da Desiderio per l'intero regno, con l'indicazione di Milano, Pavia, Castelseprio, Ivrea, Treviso, Vicenza, Pombia, Novate, Piacenza, Vercelli, Lucca e Pisa. Si tratta, sempre, di tremissi prodotti con tecnica e Tremisse n ° 32: Desiderio stile sempre più trascurati e con un progressivo calo nel peso e nella lega. A questo periodo di evidente crisi economica, vanno probabilmente ascritti anche i tre tremissi a basso titolo d'oro, contraffazioni di zecca, facenti parte della collezione qui esposta (monete n° 28, n° 29 e n° 30) sconosciute alla letteratura specializzata. E' comprensibile quindi come Carlo Magno, dopo la conquista del regno ( 774), continuasse la coniazione di "stellati" aurei, che cessano di essere coniati nel 781 con l'introduzione di una moneta unica d'argento. Nella collezione qui esposta figurano anche un tremisse (vedi moneta n° 33)

Tremisse n° 33

Tremisse n° 33: Grimoaldo III e Carlo Magnoed un solido del Ducato di Benevento (vedi moneta n° 34),

Solido n° 34

Solido n° 34: Grimoaldo IIIterritorio che gravitava nella sfera d'influenza della monetazione bizantina. Il tremisse è a nome di Grimoaldo III con Carlo Magno (788-792) ed il solido è a nome del solo Grimoaldo III (788-806) che, liberatosi della tutela di Carlo Magno, nel 792, si propone come principe. La monetazione del Ducato di Benevento fa storia a Tremisse n° 33: Grimoaldo III e Carlo Magno Solido n ° 34:Grimoaldo III se, perche denuncia la collocazione intermedia del principato tra mondo carolingio e bizantino, tra l'area di circolazione dell'oro e quella dell'argento.


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