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18 Februar
2015

Spesi 300 mila euro per l’osservatorio, ma è inutilizzabile

A Savogna resta chiuso l''impianto del Matajur. La cupola è inagibile per il pubblico. Il sindaco: «Delusi»
Spesi 300 mila euro per l’osservatorio, ma è inutilizzabile

SAVOGNA. Potrebbe essere uno dei perni del processo di lancio turistico delle Valli del Natisone. Potrebbe mettere in moto - e questa era, in effetti, la speranza - il meccanismo di un afflusso su larga scala, dilatabile su tutto l’arco dell’anno. Non è così, non ancora per lo meno.

L’osservatorio astronomico del Matajur, frutto di un disegno di per sé virtuoso - perché imperniato sul principio del recupero edilizio: è sorto, infatti, nella struttura da cui un tempo partiva lo skilift -, è esempio di una seconda “sprecopoli” nostrana, accanto a quella, macroscopica, delle celle frigorifero del Centro agricolo di Azzida (costate 950 mila euro, ma inattive da tre anni).

Come tale struttura anche la potenziale finestra sulle stelle fa capo alla Comunità montana, proprietaria del bene, realizzato con una spesa di circa 300 mila euro (fondi del Piano di sviluppo rurale).

Dopo il lungo iter progettuale, dopo la non certo breve fase di realizzazione e dopo la sospirata inaugurazione, avvenuta un paio d''anni fa... tutto, sostanzialmente, è ancora fermo. C’è stato qualche evento, sì - su promozione dell’Associazione friulana di astronomia e meteorologia di Remanzacco, cui è affidata la gestione dell’immobile -, ma davvero poca cosa, sul piano numerico.

«Le aspettative del nostro Comune, e dell''intero comprensorio, erano ben diverse», dice il sindaco di Savogna, Germano Cendou, glissando, tuttavia, sulle responsabilità.

Dettagliato, in compenso, il quadro che arriva dall’Afam, e che fa intuire come il fallimento dell''operazione sia figlio di una serie di concause che hanno il sapore del paradosso. Punto primo: errori progettuali e costruttivi hanno fatto sì che la cupola non risulti omologata per l’accesso del pubblico, che di conseguenza, per ragioni di sicurezza, non può raggiungerla.

Secondo: i lavori sarebbero stati eseguiti in modo sommario, tant’è che si è dovuto ridipingere gli interni già due volte (perché la pittura si era completamente scrostata) e che le porte, in legno, a breve distanza dall’installazione sono ormai deformate a causa dell’umidità. Ne conseguono evidenti costi di manutenzione straordinaria, che si sommano alle spese ordinarie.

Ed eccoci così al punto tre. A differenza degli accordi iniziali, l’Afam si è ritrovata in mano l’osservatorio «completamente vuoto e non ha ricevuto il sostegno economico promesso».

«La strumentazione abbiamo dovuto portarla tutta noi. Le sedie lo stesso», si lascia scappare, pur diplomatico, il presidente Luca Donato, facendo capire che la convenzione stipulata prospettava una situazione alquanto differente. E di aiuti in denaro, appunto, non ne sono mai arrivati.

«Per garantire l’operatività del sistema, nei limiti del possibile - dice Donato, riferendosi ai citati vizi progettuali -, servono 2.500 euro all’anno. E parlo di pura sopravvivenza. I termini contrattuali per la gestione portano al 2023, ma la nostra autonomia economica ci consente di coprire non più di un biennio. Se le cose non cambieranno non potremo andare avanti oltre. Il Comune di Remanzacco è l’unico ente che ci sostiene: spiace il silenzio di tutti gli altri, considerata la storicità dell’associazione e la considerazione di cui gode a livello nazionale e internazionale».

FONTE: http://messaggeroveneto.gelocal.it/






 Savogna, osservatorio, Matajur

 

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