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Il mistero dell''Ipogeo Celtico

Due passi nel misterioso "ipogeo Celtico" di Cividale del Friuli (UD)

(di Marisa Uberti)

Nel centro storico della bella cittadina friulana, posta a pochi chilometri dal confine sloveno (ormai ex confine poichè dal 21 dicembre 2007 la Slovenia è entrata a far parte dell'' Unione Europea), si cela un luogo altamente suggestivo e interessante, a diversi metri di profondità. L''ingresso passa inosservato poichè nulla rivelerebbe che al di là di una semplice porticina, in una strada di pubblico passaggio, in realtà si entri in una dimensione ben diversa da quella respirata in superficie. Un pannello illustrativo viene in aiuto dell''interessato visitatore e spiega alcune prime essenziali note. Per poter entrare, appendiamo, bisogna farsi dare la chiave al bar dell''angolo, a pochi passi dall''ingresso dell''ipogeo; la gentile ragazza addetta al banco ci spiega che bisogna attendere che un piccolo gruppo di persone termini la visita, poi toccherà a noi. Intanto si può gustare qualche delizia locale e prepararsi per la visita,avendo ricavato alcuni dati attraverso il pannello e chiedendo ulteriori informazioni a lei. Oltre ai molti punti oscuri di cui è tuttora ammantato il luogo sotterraneo, ve n''è uno che stuzzica il nostro spirito di ricercatori del mistero: si tramanda che i mascheroni presenti nell''ambiente ipogeo fossero tre ma gli studiosi ne hanno trovati due soltanto. Nessuno sa dove sia il terzo. Forse noi sveleremo l''arcano? Non si ma mai! Giunto il nostro momento di ricevere la chiave, seguiamo attentamente le sue raccomandazioni e ci apprestiamo a fare questa visita, che ha tutta l''aria di catturare il nostro interesse.

Apriamo e poi richiudiamo dietro di noi la porticina e scendiamo un buon numero di scale. Dapprima l''ambiente sa ancora di modernità, ma più scendiamo più cambia aspetto e d''un tratto tutto trasmuta:il presente lascia il posto al passato, ma quanto remoto?

                                                                      

L''ipogeo sembra essere stato ricavato da una cavità naturale lungo l''argine roccioso destro del fiume Natisone, che scorre sotto. Sulla sua funzione si sono ipotizzate diverse teorie, tra cui quella che si trattasse di un ambiente di epoca preromana, probabilmente Celtica; tuttavia si ignora cosa potesse essere a quel tempo o quale utilizzo rivestisse. Data la chiusura dell''apertura naturale verso il fiume, funse forse da cisterna per l''acqua e venne certamente riutilizzata in seguito. Ma per fare che cosa? Interessante osservare la struttura interna, dislocata su più piani. Giunti nella sala per così dire "centrale" si resta affascinati e al contempo impauriti poichè la vetustà dell''ambiente è palese e si teme che possa crollare tutto da un momento all''altro:infiltrazioni d''acqua, rumori remoti come di trapani, isolamento dalla superficie...fanno rimpiangere per un attimo la vita al di sopra. Ma dura un attimo, appunto. Poi si comincia a prendere confidenza e subito si nota  che l''ipogeo è stato oggetto di lavorazioni umane (a martellina) che ne hanno modellato alcune parti per renderlo adeguato alla funzione che doveva assolvere, ma quale? Stando al centro della sala si vedono tre prolungamenti (corridoi?) che portano uno in direzione destra,  uno verso sinistra e l''altro di fronte, ciascuno conduce ad altrettanti ambienti. Scalini di raccordo furono scavati nella roccia, così come sedili e panche di pietra, pilastri e -i più curiosi- due volti scolpiti grossolanamente sembrano vigilanti millenari depositari di antichissimi culti.

Chi rappresentano e a cosa servivano? Si svolgevano dei riti qui dentro? Delle cerimonie di purificazione? La presenza dell''acqua, che bagna le superfici pavimentali e filtra attraverso le rocce porose, potrebbe essere indicativa. Ma come si svolgeva questo rituale? A sinistra si vedono due sedili di pietra, che restringono obbligatoriamente il passaggio. E'' evidente che qui vi potevano stare due persone sedute, forse a controllare o ''smistare'' chi poteva passare oltre e chi doveva aspettare. Ma ''oltre'' dove? E a fare che? C''è un vano, effettivamente, ma non presenta alcun indizio utile a capire qualcosa di più

Ritornando nella sala centrale, scendiamo gli scalini sotto il più grande mascherone, che spalanca le sue fauci come a volerci inghiottire nei recessi più intimi della caverna, che oggi è illuminata artificialmente da un sistema elettrico (teniamo conto dunque come potesse essere ai tempi in cui era frequentata).

Recenti studi condotti dal prof. Aldo Messina hanno portato a ritenere che questo, come quello successivo, fosse un bagno ebraico. ''Sono disposti a gomito, forniti di sedili, nicchie e altri appoggi e rispondono alle norme canoniche dei bagni rituali ebraici:edificio ricavato nel terreno, utilizzo di un pozzo preesistente, presenza di vasche fisse alimentate da acqua sorgiva o piovana non incanalata in tubature". Si, tutto corrisponde ma un bagno rituale ebraico anche scomodo, pensiamo, se bisognava scendere fin quaggiù... Ma il Messina ha una risposta anche per questo, poichè dalle sue indagini ha dedotto che la comunità ebraica a Cividale aveva una sinagoga qui vicino e i bagni avrebbero servito dal XIII secolo, data in cui documentatamente erano presenti gli Ebrei in città, fino al 1614, data del loro allontanamento. Successivamente l''ipogeo venne ristrutturato (1642) e lo studioso propone che a quella data possano risalire sia i mascheroni che il monogramma IHS presente sullo stipite superiore della porta d''ingresso(esternamente). In realtà in esso si distinguono anche altre lettere, una A sotto la H e -ancor più sotto la stessa A, una M o N (inversa?). L''uso più recente di questo ambiente sotterraneo lo ignoriamo ma è molto probabile che con il tempo sia stato dimenticato e riscoperto in seguito a campagne di scavo.

                                                                       

Il singolare complesso ipogeo mostra i segni di un lavoro umano finalizzato a un intento preciso, forse anche riti ''pagani'' o battesimi iniziatici. Sappiamo che le viscere della terra, in special modo a contatto con sorgenti o corsi d''acqua naturali, hanno sempre evocato il ''grembo materno'' dove prepararsi a rinascere a nuova vita (purificati). Il penetrare all''interno di un mondo buio, silenzioso, misterioso rappresentava una via iniziatica per superare forse anche delle ''prove'' per trovare nella notte interiore (e in una condizione terrena) il mezzo per ascendere alla luce (la condizione celeste o spirituale). Esclusa una via di fuga, in quanto non presenta proseguimenti (ma dalla strada si sarebbe potuti giungere facilmente al letto del fiume?) collaterali che lo farebbero pensare, le ipotesi esposte (ipogeo celtico/cisterna? Bagno rituale Ebraico?)sono tutte valide, in mancanza di una documentazione probante.

Ma noi non vogliamo andarcene senza prima aver tentato di decifrare almeno uno dei misteri che gravitano attorno a questo luogo: il terzo mascherone. Non vogliamo dire ''Noi lo abbiamo trovato!'' ma per un lungo istante siamo rimasti a scrutare quella ''forma'' che un volto lo ricorda tanto, in posizione non allineata con gli altri due, e forse per questo molti lo cercando confuso nella roccia senza trovarlo. La sua collocazione è sul lato destro e, secondo noi, potrebbe destare qualche legittimo sospetto che possa davvero trattarsi del leggendario terzo mascherone. Riportando la chiave al bar dell''angolo non diciamo niente ma ci mostriamo entusiasti della visita e lasciamo l''offerta libera prevista. Avanti un altro.


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